eclipse

guida al larp

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INFO PACK

Premessa

Benvenuto alla guida al larp Eclipse – A New Home! Qui troverai tutte le informazioni di cui hai bisogno per partecipare e goderti questa incredibile esperienza. Se, quando avrai finito di leggerla, avrai dei dubbi o delle domande contattaci

Tutte le comunicazioni riguardo l’evento arriveranno via mail a tutti gli iscritti, ma ti consigliamo  vivamente di iscriverti ad almeno uno tra discord, whatsapptelegram, facebook

Living document

Questa guida potrebbe essere aggiornata con nuovi contenuti nelle prossime settimane. Ogni volta che questo avverrà lo comunicheremo sui nostri canali (Facebook, mail, WhatsApp, Discord).

Info generali

DOVE: Alvernia Planet, Cracovia, Polonia
PARTECIPANTI: 150
APPUNTAMENTO:

  • Per chi ha prenotato il bus: alle 9:00 di venerdì alla Stazione Centrale di Cracovia (a ridosso dell’evento condivideremo il punto GPS).
  • Per chi viene autonomamente: alle 10:00 alla location (GOOGLE MAPS).

ATTENZIONE: è necessaria la massima puntualità, per rispetto verso chi arriverà in orario e per iniziare a giocare nei tempi giusti.

Programma

Giorno 1

9:00 – Appuntamento alla Stazione Centrale di Cracovia per chi ha il Bundle
10:00 – Check-in alla location di gioco
11:00 – Workshops 
13:00 – Pranzo
14:00 – Workshops
17:30 – Inizio larp Capitolo #1
23:30 – Fine Capitolo #1 e check-in in hotel (per chi ha il Bundle)

Giorno 2

9:00 – Partenza dall’hotel (colazione in hotel)
10:00 – Inizio larp Capitolo #2
23:30 – Fine Capitolo #2 e rientro in hotel.

Giorno 3

9:00 – Partenza dall’hotel (colazione in hotel)
10:00 – Inizio larp Capitolo #3
23:00 – Fine Capitolo #3 e after party
00:30 – Prima navetta rientra all’hotel
1:30 – Seconda navetta rientra all’hotel

Giorno 4

9:00 – Check-out dall’hotel (colazione in hotel)
9:30 – Debriefing (non obbligatorio ma consigliato)
11:30 – Partenza dei bus per la Stazione Centrale di  Cracovia. Il viaggio dura circa un’ora (dipende dal traffico). Il bus per la stazione parte dalla Location per tutti coloro che hanno preso il Bundle.

Workshop

Prima del gioco verranno tenuti dei workshop che ti aiuteranno a familiarizzare con la
struttura del gioco, con le meta-tecniche e con l’interpretazione.

Gli esercizi del workshop sono stati appositamente ideati e saranno diretti dal nostro staff. I workshop hanno l’obiettivo di indagare alcuni temi fondamentali del gioco e in particolare:

  • di prendere confidenza con i temi di gioco e il setting;
  • di spiegare il funzionamento dei lavori nelle Division:
  • di illustrare gli strumenti narrativi (meta-tecniche);
  • di ricordare i principi di Safety e inclusivity:
  • e infine di chiarire eventuali dubbi.

Game Experience

Eclipse – A New Home è un larp sci-fi che racconta la storia della base Eclipse 7 e di un gruppo di persone alla ricerca di una nuova chance per l’umanità. Una nuova casa, un nuovo pianeta. È anche la storia di un incontro unico che li cambierà per sempre e che li metterà davanti alle proprie paure, speranze, contraddizioni. È una storia che parla di umanità, di coraggio e del mistero dell’esistenza.

Questo larp è incentrato sulla vita della base spaziale Eclipse 7, sulle difficoltà quotidiane, sulle mansioni che ciascuno deve svolgere e sugli scopi di una missione epocale.

Scegli la tua esperienza di gioco

In Eclipse troverai diverse esperienze di gioco a seconda del personaggio che sceglierai e della Division e Academy a cui appartiene. Alcune linee narrative saranno più interpretative, altre più investigative, altre ancora più pratiche o di azione – anche se non ci saranno combattimenti.

Potrai scegliere se buttarti in audaci ricerche o dedicarti alle relazioni e ai misteri. Inoltre i conflitti e le amicizie tra i personaggi animeranno il gioco, aggiungendo profondità emotiva alla tua esperienza.

Il larp si basa su tre filoni fondamentali:

  • Lavoro
  • Dialogo con il pianeta Alieno
  • Relazioni e vita nella Base 

Lavoro 

La missione è composta da tre Division (Soft Science, Hard Science, Explorer) che si occuperanno di varie mansioni necessarie alla riuscita della missione.

Ogni personaggio avrà uno o più compiti da svolgere e che saranno impattanti per il successo e la sopravvivenza della spedizione. 

Ogni membro della missione è fondamentale. Non ci sono mansioni di secondo piano, e queste saranno sempre lavori di gruppo stimolanti e alla portata di tutti. Saranno spiegati in dettaglio durante i workshop pre-gioco. 

Svolgere il tuo lavoro ti farà “sentire” il contatto con il pianeta e lo spirito del larp. Grazie ai turni di lavoro potrete scoprire la storia segreta del pianeta, mettere insieme pezzi, fare supposizioni e portare avanti la storia principale che coinvolge tutti i giocatori.

In breve

Le procedure quotidiane della missione:

  • sono una parte fondamentale dell’esperienza di gioco;
  • sono pensate per aumentare l’immersività nello scenario e nell’ambientazione;
  • sono pensati come coinvolgenti e di gruppo.

Dialogo con il pianeta alieno

Ti immergerai sempre di più nell’habitat che ti circonda. I personaggi vivranno un vero e proprio viaggio trasformativo. Entreranno in contatto con altre forme di vita e con un pianeta nuovo e misterioso. Quello che vivranno li cambierà nel profondo, mettendo in crisi i loro valori e le loro scelte.

È un aspetto intimo del larp, che tratta la scoperta, l’eccitazione ma anche l’inquietudine e il sospetto. A questo aspetto saranno dedicate alcune meta-tecniche che saranno presentate nei workshop.

Il nostro approccio al genere sci-fi è intimo e psicologico. Non troverai mostri da combattere, ma qualcosa di più profondo, inatteso e straniante. 

In breve

  • Fantascienza intima e psicologica.

  • I personaggi sono fragili e umani. Non ci sono eroi.

  • Non ci sono mostri da combattere.

Relazioni e vita nella base

Una parte importante dell’esperienza di gioco riguarda la vita quotidiana della base spaziale sul pianeta Gliese 628A. È l’aspetto più sociale del gioco e ha lo scopo di esprimere il lato umano del tuo personaggio. Esplorerai gli odi, gli amori, le rivalità e le amicizie. Questo aspetto si svilupperà principalmente al di fuori dei turni di lavoro, durante il tempo libero e i momenti di svago.

Questo pilastro non sviluppa la trama principale, è un aspetto del tutto libero e lasciato in mano ai partecipanti. È l’arco narrativo personale del tuo personaggio, il suo viaggio emotivo. Per potenziare questo elemento abbiamo previsto alcune relazioni già nella scheda del personaggio, mentre altre saranno create da voi con workshop ad hoc.

In breve

  • tuo arco narrativo personale
  • spazio principale per relazioni con gli altri personaggi
    nelle tue mani

Struttura ad albero

Il larp ha una struttura narrativa ad albero. Durante il gioco ci saranno snodi ben definiti che potranno cambiare alcuni sviluppi della trama principale. A decidere sarà l’esito dei vostri turni di lavoro, cioè della vostra conoscenza del pianeta e di chi lo abita. 

Con un meccanismo che spiegheremo nel workshop sarete voi a decidere se il pianeta è ostile oppure amichevole e, di conseguenza, quali protocolli la missione dovrà attuare, e come finirà la nostra storia. Il finale di questo larp non è unico ma prevede diverse possibilità, per rendere ogni run unica.

Stile di gioco

Abbiamo raccolto una breve lista di suggerimenti. Giocare seguendo questi consigli ti aiuterà ad avere una esperienza di gioco migliore!

Gioca in maniera generosa

Dai spazio agli altri, aiutali nello sviluppo del loro arco narrativo.

Gioca sui dettagli

Goditi quei piccoli particolari che possono fare grande il tuo larp: uno sguardo durante le mansioni da svolgere, un incontro clandestino in una sezione isolata della base, un gesto di intesa…

Non giocare per vincere

Non sarai un eroe senza paura, ma una persona “normale” davanti all’immensità del cosmo. Forse con l’aiuto degli altri riuscirai a salvare il mondo, o forse no e va benissimo così. Il design del gioco o la tua linea narrativa potrebbero portarti a fare scelte avventate, dannose o che non prenderesti nella vita reale.

Qualora così fosse NON ti opporre, non c’è storia appassionante senza protagonisti che fanno cose sbagliate. Ricorda che NON SI VINCE in questo larp. La cosa migliore che puoi fare è assecondare il tuo personaggio.

Segui i pilastri di gioco

Al di fuori della vita della Missione, del dialogo con il pianeta alieno e degli intrighi e le relazioni tra i personaggi NON ci sono altri pilastri di gioco.

Non è il tipo di larp in cui puoi creare altri poli di gioco (sabotare la base, nascondere artefatti, scappare).

Segui i ritmi di gioco

La giornata della Base Eclipse 7 ha ritmi e appuntamenti scanditi dalle procedure e dalle decisioni del Earth Control. Servono a garantire sia lo sviluppo della narrazione che quello dei rapporti sociali. Le procedure sono una parte obbligatoria e vitale del gameplay, serviranno a far progredire la missione fino a un epilogo. 

Ricorda di essere puntuale quando hai un compito o un impegno. La app sul tablet che avrai in dotazione ti aiuterà a tenere traccia del tempo e degli impegni.

In breve

  • Eclipse è una grande narrazione condivisa, una storia che si crea INSIEME agli altri giocatori, MAI CONTRO;
  • Ascolta gli altri giocatori;
  • Fai le scelte sbagliate, segui il tuo personaggio. Vincere non è rilevante;
  • Segui il gioco: vita della missione, indagine e il mistero di Gliese;
  • Segui i ritmi di gioco e le procedure e partecipa a ciò che succede durante la giornata.

Safety

I nostri eventi sono sicuri ed inclusivi. Crediamo in una comunità che abbraccia la diversità e rigetta qualsiasi forma di discriminazione basata su genere, etnia, fede, orientamento sessuale, abilità fisica e qualsiasi altro aspetto dell’identità delle persone. Nei nostri eventi non c’è spazio per comportamenti verbalmente offensivi o fisicamente violenti.

Eclipse è un’esperienza accessibile e inclusiva, ma anche un’occasione per affrontare temi importanti. Crediamo che ogni personaggio e ogni storia debbano avere un rapporto con la realtà che ci circonda, con le sue luci e le sue ombre. E crediamo che il larp possa essere uno spazio sicuro di esplorazione e riflessione.

Per questo in Eclipse oltre a trovare tutti i temi tipici diun certo tipo di fantascienza “d’autore” troverai anche una riflessione critica sui nostri tempi. Questi temi sono orientati a fornire un’esperienza più profonda e meno stereotipata dell’ambientazione e non possono in nessun caso essere utilizzate per impedire il gioco di qualcuno.

Durante l’evento sarà sempre disponibile un Safety Team composto da persone con esperienza, affidabili ed empatiche, per offrire supporto e per sostenerti nel gestire il tuo benessere emozionale e per supportarti con consigli pratici su come sviluppare al meglio la tua esperienza di gioco.

Durante l’evento potrai sempre fermarti e trovare uno spazio tranquillo in cui rilassarti: la safety room. Sarà sempre possibile svincolarsi (opt-out) da qualsiasi situazione di gioco che non desideri affrontare, qualsiasi sia la ragione. Basta dire “Io qui ho chiuso” e andare.

Ci saranno meccaniche di gioco per proteggere emozionalmente e fisicamente tutti i partecipanti. Inoltre una parte dei workshop iniziali si focalizzerà specificatamente su questo. Per qualsiasi dubbio o domanda contattaci.

Per il bene del gioco e dei partecipanti gli organizzatori si riservano inoltre il diritto di allontanare i giocatori che dovessero avere comportamenti disturbanti o fastidiosi. In questo caso nessun rimborso è dovuto.

Ambientazione

A partire dal 2025, come conseguenza dell’impatto delle attività umane sul pianeta terra, cominciarono a verificarsi eventi climatici avversi di dimensioni spaventose. Li chiamammo Eclipse. Durante questi eventi, una polvere scura si alzava fino a coprire interi continenti, oscurandoli per settimane sotto una coltre in cui la vita diventava estremamente difficile.

Gli scienziati compresero che questi cataclismi segnavano un punto di non ritorno per il nostro ecosistema. Secondo le loro previsioni, nell’arco di pochi decenni, la terra non sarebbe stata più abitabile. D’un tratto l’evidenza della fine ci colpì con la forza di un maglio. Il genere umano era sull’orlo dell’estinzione. 

Approfondisci la storia del mondo di Eclipse scoprendo i principali eventi che hanno plasmato il mondo di gioco.

Quando la polvere oscurò il cielo per la prima volta, fu come un brusco risveglio. Un misto di sabbia, nanoplastiche e polveri inquinanti sollevate da un vento inatteso e impetuoso riempì l’aria e il cielo divenne cupo e ostile, nascondendo il sole e la luna in un abbraccio gelido. Il giorno si fece notte, una notte senza stelle, senza speranza. Durò otto giorni e fu il panico. Da principio nessuno capiva cosa stesse accadendo. La vita quotidiana si fermò bruscamente. Alcuni servizi fondamentali smisero di funzionare, le colture vennero soffocate dalla polvere nera e dalla mancanza del sole.

Le strade furono immerse in un silenzio surreale, rotto soltanto dalle sirene dei mezzi di soccorso che cercavano disperatamente di raggiungere chi aveva bisogno. Persone malate che non ricevevano più le adeguate cure, incendi, saccheggi, suicidi, panico. Era come se la Terra, stanca di sopportare i fardelli imposti dall’umanità, avesse deciso di riprendersi il proprio spazio, come una madre che, stanca delle intemperanze dei suoi figli, decidesse di chiudere la porta e lasciarli al buio per riflettere sui loro errori. L’unica cosa di cui eravamo certi era che avevamo ignorato i segnali troppo a lungo. Che avevamo sfruttato e maltrattato il nostro ecosistema fino a un punto di non ritorno. E non c’erano altri responsabili se non noi stessi.

La Prima Eclipse provocò migliaia di morti. Quando infine la nube si dissipò il mondo era ormai un luogo diverso. O meglio, le persone erano diverse. Il trauma collettivo lasciò cicatrici profonde nella psiche del genere umano. Ora conoscevamo la più terribile delle verità: che la nostra civiltà era fragile. La terra ci aveva dato un terribile promemoria.

Eppure l’essere umano tende a dimenticare, a rimuovere. Nonostante l’avvertimento che la Prima Eclipse aveva rappresentato, i governi presero iniziative inadatte, timide, come formiche che cercano di fermare un macigno che rotola a valle.

L’umanità però era cambiata. Il senso di insicurezza generato dalla Prima Eclipse aveva messo a nudo tutte le contraddizioni della nostra società. Ingiustizie, ineguaglianze che erano state tollerate in nome di una pace sociale o di una ricompensa nell’aldilà ora erano diventate intollerabili. Davanti all’impotenza delle classi dirigenti, le classi subalterne cominciarono a reclamare ciò che, secondo loro, gli spettava di diritto.

Nel 2030, le tensioni economiche e sociali, accumulate negli anni a causa delle crescenti disuguaglianze economiche, dei tagli ai servizi pubblici e dell’aumento delle incertezze economiche dovute alle Eclipse, esplosero nelle Rivolte degli Operai. Le proteste furono inizialmente pacifiche, ma degenerarono presto in violenze e saccheggi. Le principali città di tutto il mondo furono sconvolte da incendi e disordini, mentre gli operai occupavano le fabbriche interrompendo la produzione di beni essenziali. La rabbia sociale raggiunse un punto di rottura, lasciando molte nazioni sull’orlo della guerra civile. 

Alla fine, le proteste rientrarono grazie ad alcune concessioni da parte dei governi e all’uso della forza della polizia, ma la pace che ne seguì fu fragile, e le disuguaglianze tra le diverse classi sociali continuarono a essere evidenti e spesso fonte di conflitto.

I sistemi sociali sono interconnessi in modi complessi e ineffabili. Lo comprendemmo quando nel 2031 l’economia globale, già fragile dopo le rivolte operaie e le Eclipse, subì un colpo durissimo dal crollo delle borse mondiali. La crisi ebbe inizio con la scoperta di un enorme fallimento aziendale: la Leafex, una gigantesca multinazionale farmaceutica, aveva fatto ingenti investimenti per produrre colture resistenti alla polvere delle Eclipse, promettendo una soluzione miracolosa per salvare le coltivazioni. Solo che la soluzione miracolosa non funzionava. Quando i mercati scoprirono che il prodotto sviluppato non era realmente in grado di rendere le colture resistenti e che i dati sui test erano stati manipolati fu il panico. La fiducia è un sentimento strano e delicato. E venne reciso con la forza di una falce.

Questo scandalo fece emergere ulteriori prove di massicci investimenti speculativi in altre aziende tecnologiche che avevano promesso soluzioni miracolose per affrontare le conseguenze delle Eclipse, come filtri d’aria o altre colture resistenti. Molti di questi progetti si rivelarono truffe o fallimenti, e la fiducia degli investitori crollò. 

Il panico portò alla vendita di massa delle azioni. In poche ore, i mercati azionari di New York, Tokyo, Londra e Hong Kong persero più del 50% del loro valore. Molte aziende fallirono provocando un’ondata di disoccupazione, altre riuscirono a riconvertire la propria attività o a sopravvivere in qualche modo. Nel complesso la crisi della borsa pesò specialmente sulla classe media e su alcuni imprenditori che si ritrovarono da un giorno all’altro sommersi da debiti che non potevano pagare.

Ma è nei momenti più bui che la luce brilla più forte.

Le nazioni collaborarono alla fondazione del Programma Spaziale Eclipse per individuare nuovi mondi abitabili, con l’obiettivo di migrare la popolazione terrestre prima che fosse troppo tardi. Un progetto visionario, il più imponente sforzo congiunto della storia dell’umanità. Uno spiraglio di luce tornò a illuminare le speranze del genere umano. La Missione Eclipse era, ed è ancora, l’ultima speranza per immaginare un futuro.

Il primo grande successo dovuto agli sforzi congiunti degli scienziati di tutto il mondo fu festeggiato ovunque nel mondo. La notizia venne trasmessa a reti unificate in tutto il pianeta perché rappresentava il primo e più importante traguardo, la pietra angolare su cui avrebbe poggiato l’intero programma: la tecnologia dei viaggi spaziali. Gli scienziati erano riusciti a comprendere come controllare i ponti di Einstein-Rosen per usarli come “portali” verso zone della galassia irraggiungibili. Era una speranza, finalmente. Ora restava da capire, quale sarebbe stata la nostra meta.

A partire dal 2041 vennero fondate sei Academy: Blackstone, Deepwater, Lighthouse, Echo 432, Steel Valley, Argo. Organizzazioni internazionali il cui scopo principale era cercare, selezionare e addestrare volontari per una futura missione interplanetaria. Molti giovani, provenienti dagli ambienti più disparati, videro in quel percorso una speranza per il futuro, o almeno un’azione possibile per non consegnarsi alla disperazione. Il programma prevedeva otto anni di addestramento, durante i quali ognuno dei cadetti e delle cadette veniva preparato ad ogni fase di una possibile missione: viaggio nello spazio, costruzione della base, terraformazione e studio del pianeta secondo la specializzazione preferita. Ogni Academy aveva anche un suo focus specifico: alcune si occupavano di sicurezza, altre di supporto medico o psicologico, alcune di comunicazione o assistenza tecnica. Le vette di formazione raggiunte in quegli anni fecero invidia alla storia dell’ingegno dell’umanità.

Sin dalla sua fondazione il Programma Spaziale Eclipse ha rappresentato il principale faro di speranza per l’umanità. Tutti i paesi si strinsero attorno a questa idea, a questa visione di un futuro possibile. Forse dopotutto, grazie agli sforzi degli scienziati e al coraggio dei cadetti, l’umanità sarebbe sopravvissuta.

Nel 2041, mentre il mondo stava riemergendo dalle crisi economiche degli anni precedenti, l’arrivo di una nuova Eclipse ricordò a tutti che il peggio doveva ancora arrivare. L’oscurità durò 12 giorni e non fece altro che ribadire la nostra fragilità. Le colture sopravvissero in parte grazie a quello che avevamo imparato nell’Eclipse precedente, ma nessuno fu immune. La vera vittima della Seconda Eclipse fu la nostra psiche. Un fatalismo silenzioso si diffuse, e alcuni iniziarono a vedere questi eventi come presagi di una fine inevitabile. La fede divenne un rifugio per alcuni, mentre altri si aggrappavano disperatamente a soluzioni scientifiche e tecnologiche. I suicidi furono forse il colpo più grande. Persone ormai private della speranza che dopo giorni di buio, senza sapere se e quando avrebbero di nuovo rivisto il cielo, semplicemente si arresero. A questo si sommava la crisi alimentare dovuta alla moria delle colture e alla paralisi dei trasporti e dei mercati, che nei paesi più fragili provocò centinaia di migliaia di morti.

Gli scienziati compresero che questi cataclismi segnavano un punto di non ritorno per il nostro ecosistema. Secondo le loro previsioni, nell’arco di pochi decenni, la terra non sarebbe più stata abitabile. D’un tratto l’evidenza della fine ci colpì con la forza di un maglio. 

Il genere umano era sull’orlo dell’estinzione.

Nel 2043, pensavamo di aver imparato a convivere con le Eclipse, per quanto possibile. Non ci aspettavamo che la polvere potesse interferire con gli strumenti elettromagnetici. Ci sbagliavamo.

Durante una tempesta solare, le interferenze elettromagnetiche, combinandosi con la polvere microscopica rimasta in sospensione dopo la Seconda Eclipse, fecero impazzire i radar e centinaia di voli persero il controllo, precipitando e causando migliaia di vittime. Le immagini degli schianti riempirono i media, generando una profonda paura collettiva. Lo chiamammo Disastro Aereo Globale, e segnò la fine del trasporto aereo come lo avevamo conosciuto per oltre un secolo. Volare era diventato estremamente rischioso, vista la velocità con cui la polvere elettromagnetica poteva sollevarsi mettendo fuori uso i sistemi di navigazione. Le decine di migliaia di morti che in poche ore vennero registrate quel giorno rappresentarono un colpo durissimo per la nostra fiducia nella tecnologia e nelle infrastrutture.

Il commercio internazionale si ridusse drasticamente, portando a una carenza di beni essenziali in molte regioni del mondo. Le nazioni dovettero riorganizzare i propri sistemi logistici, cercando soluzioni alternative come il trasporto marittimo e terrestre, ma questi erano lenti e insufficienti per coprire il fabbisogno globale.

Con l’aumento della sensazione di incertezza e la scarsità di risorse energetiche alternative, il petrolio diventò ancora più prezioso e conteso. Il periodo successivo alla Seconda Eclipse aveva già messo a dura prova le risorse energetiche mondiali, e il fallimento delle colture resistenti alla polvere e la crisi economica del 2031 avevano aggravato ulteriormente la situazione. Nel 2045, un conflitto armato scoppiò tra l’Occidente e i paesi membri dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) per il controllo delle riserve petrolifere rimaste nel mondo. Il conflitto si concentrò principalmente in Medio Oriente e Africa del Nord, ma si estese anche in altre regioni ricche di risorse naturali. Le battaglie non si svolsero solo con armi convenzionali, ma anche attraverso attacchi cibernetici e sabotaggi alle infrastrutture energetiche.

Venne chiamata Guerra dell’Oro Nero e imperversò attraversando diverse fasi per oltre cinque anni. Fu combattuta principalmente da milizie mercenarie al soldo delle potenze nazionali e lasciò ferite e cicatrici profonde sui principali teatri di guerra, così come tra i sopravvissuti. Non c’era più spazio per la pietà nei cuori delle persone. Ogni questione divenne un fatto di vita o di morte, e davanti al baratro anche le persone più miti si trasformarono in lupi famelici. 

I danni più gravi vennero riportati dai territori in cui venne effettivamente combattuta la guerra: il Medio Oriente e l’Africa. Le popolazioni locali, già impoverite e indebolite dalle Eclipse precedenti, dovettero affrontare la devastazione causata dalle battaglie e dalle distruzioni delle infrastrutture.

Durante gli anni della Guerra dell’Oro Nero ecologisti e pacifisti di ogni paese iniziarono ad organizzarsi in un corpo unico, facendo pressione sui propri governi per cessare le ostilità e abbandonare definitivamente il petrolio come fonte energetica principale.

Il movimento Green Rebel iniziò come un movimento pacifico, ma dopo alcuni anni le frange più estremiste del movimento, estenuate dal comportamento delle multinazionali e dei governi, cominciarono ad adottare tattiche più aggressive. Nel 2048 il movimento organizzò una serie di proteste contro l’inerzia dei governi di fronte alle Eclipse, al cambiamento climatico e alla Guerra dell’Oro Nero.

Purtroppo le manifestazioni, che si svolgevano nelle principali città del mondo, si trasformarono in scontri sanguinosi quando la polizia, a seguito di attacchi ai palazzi istituzionali, aprì il fuoco sulla folla. Questo giorno passò alle cronache come il “Massacro di Green Rebel” e rappresentò un punto di svolta nella lotta per la giustizia ambientale.

Le immagini della brutalità delle forze dell’ordine suscitarono indignazione globale e radicalizzarono ulteriormente il movimento ambientalista, spingendo alcuni gruppi verso azioni di vero e proprio terrorismo nei confronti delle istituzioni. Il Massacro di Green Rebel, che lasciò sulle strade centinaia di morti e migliaia di feriti, fu una terribile doccia fredda per l’establishment che sotto la pressione dell’opinione pubblica fu costretto ad ammettere i propri errori di gestione del potere. 

Questa pressione giocò anche un ruolo nella fine della Guerra dell’Oro nero con l’armistizio di Burden-Assau, una pace inconcludente, ma che ha avuto perlomeno il pregio di aver fermato la violenza della guerra. Le risorse petrolifere rimanevano nelle mani dei vecchi proprietari, con la promessa, più volte disattesa, di una distribuzione più equa.

L’Eclipse del 2053 fu la più devastante, un evento apocalittico che lasciò il mondo in ginocchio. La polvere scura avvolse l’intero pianeta, oscurando il cielo per un mese intero. Il sole scomparve, e con esso svanì ogni parvenza di normalità. La polvere distrusse le colture su scala globale. La rete elettrica mondiale collassò sotto il peso dell’oscurità perpetua, lasciando miliardi di persone al freddo e al buio, prive di comunicazioni e risorse.

Le conseguenze furono catastrofiche. In alcune zone del mondo le carestie si diffusero rapidamente, con nazioni intere che lottavano per la sopravvivenza. Le risorse alimentari erano vicine all’esaurimento mentre epidemie dovute alla malnutrizione si propagarono tra le popolazioni indebolite dalla fame e dalla disperazione. I cadetti delle Academy vennero impiegati per dare supporto alla popolazione, ma nulla poteva alleviare la paura o ripristinare per magia le infrastrutture danneggiate: per una qualche sinergia elettromagnetica, la Terza Eclipse portò con sé scosse telluriche con epicentri diffusi ovunque sul pianeta. I flussi migratori dai paesi più poveri, specialmente dall’Africa, si fecero più intensi: le persone cercavano luoghi più sicuri, sebbene nessuno sapeva con esattezza se esistessero. 

La sensazione di un’imminente fine del mondo divenne una certezza.

Mentre il mondo attendeva sgomento, il Programma Spaziale Eclipse proseguiva la sua strada. I ponti di Einstein-Rosen, teorizzati e poi testati si rivelarono la chiave per aprire portali verso zone sconosciute della galassia. I viaggi erano possibili e ormai un’intera generazione di Cadetti era stata forgiata dalle Academy: migliaia di volontari determinati e coraggiosi che costituivano l’ultima speranza dell’umanità.

Nel 2055, vennero inviate nella galassia migliaia di sonde automatizzate alla ricerca di mondi abitabili. Dopo mesi di silenzio angosciante, la speranza tornò a brillare: sette pianeti, potenzialmente adatti alla vita, erano stati individuati. Ora le speranze erano legate all’ultima fase del Programma Spaziale Eclipse, le missioni sui mondi alieni.

Queste missioni avrebbero dovuto stabilire una testa di ponte nei sette pianeti individuati, una missione per ciascun pianeta. Gli avamposti avrebbero dovuto verificare l’abitabilità di questi mondi. Se anche uno solo fosse stato pienamente abitabile, allora il resto della popolazione avrebbe seguito i cadetti e l’umanità avrebbe avuto una nuova casa. Una migrazione di massa complicata dalla distanza e dalle condizioni di viaggio, una disperata ultima opportunità resa possibile dalle astronavi che il Programma Spaziale Eclipse aveva costruito negli anni dalla sua fondazione. Era possibile. A patto che uno dei sette mondi fosse stato “luce verde”.

Nel 2057 cominciò la selezione dei cadetti già diplomati dalle Academy. Di lì a due anni, sarebbero partiti per le sette Missioni Eclipse, un viaggio di sola andata. Non appena una delle missioni avesse dato il “via libera”, altri umani avrebbero raggiunto il pianeta. I cadetti avevano il privilegio di scegliere una persona che li avrebbe raggiunti con il primo viaggio successivo, come ringraziamento per il loro coraggioso servizio. In questo secondo viaggio sarebbe stato inviato un secondo contingente di cadetti addestrati, e successivamente, negli anni, tutti quelli che si sarebbe riusciti a trasportare. Nessuno tra quelli rimasti sulla Terra si faceva grandi illusioni: se non eri tra i primi a partire, non era detto che saresti sopravvissuto abbastanza per essere nel turno successivo. Ma a volte anche un briciolo di speranza è sufficiente ad andare avanti…

Ora è il 2059, e le sette Missioni Spaziali Eclipse hanno lasciato la terra e sono arrivate sui pianeti destinati a loro per comprendere se possono ospitare la vita umana. La popolazione mondiale trattiene il fiato e resiste.

Le missioni Eclipse sono il simbolo di questa tenacia: l’ultimo, disperato tentativo di trovare una nuova casa e dare alla nostra specie una seconda possibilità. Una nuova generazione guarda il cielo con occhi pieni di speranza, desiderosa di costruire un futuro lontano dagli errori del passato. Le Missioni Eclipse non sono solo un viaggio nello spazio, ma un simbolo di ciò che siamo capaci di fare quando siamo spinti all’estremo: trovare luce nel buio più profondo.

La Prima Eclipse (2025)

  • Oscurità improvvisa causata da polveri e inquinanti.
  • La vita quotidiana si ferma; servizi e colture colpiti.
  • Panico generale, crisi dei servizi e perdita di vite.
  • L’umanità si rende conto della propria fragilità e responsabilità.

Le Rivolte Operaie (2030)

  • I governi non affrontano adeguatamente le conseguenze della Prima Eclipse.
  • Le disuguaglianze sociali diventano intollerabili.
  • Le tensioni esplodono nelle Rivolte Operaie, degenerando in violenza.
  • La pace post-proteste è fragile e le disuguaglianze rimangono evidenti.

Il Crollo della Borsa (2031)

  • Crisi economica globale causata da investimenti falliti in colture resistenti alle Eclipse.
  • La fiducia degli investitori crolla, provocando il panico sui mercati finanziari.
  • Fallimenti aziendali e disoccupazione colpiscono la classe media e gli imprenditori.

Il Programma Spaziale Eclipse (2032)

  • Fondato per trovare nuovi mondi abitabili come ultima speranza per l’umanità.
  • Scienziati sviluppano la tecnologia per controllare i ponti di Einstein-Rosen.
  • Fondate sei Academy per addestrare cadetti per future missioni spaziali.
  • Il programma diventa simbolo di speranza per un futuro possibile.

La Seconda Eclipse (2041)

  • Oscurità di 12 giorni causa crisi psicologica globale.
  • Diffusione di un fatalismo silenzioso e aumento dei suicidi.
  • Crisi alimentare e malnutrizione provocano migliaia di morti.
  • Gli scienziati riconoscono l’imminente fine dell’abitabilità del pianeta.

Il Disastro Aereo Globale (2043)

  • Interferenze elettromagnetiche causano la caduta di centinaia di voli.
  • Finisce l’era del trasporto aereo sicuro, scatenando la crisi del commercio internazionale.
  • Le nazioni cercano soluzioni alternative per la logistica, ma le carenze sono evidenti.

La Guerra dell’Oro Nero (2045)

  • Scarsità di petrolio causa conflitti tra l’Occidente e l’OPEC.
  • Conflitto combattuto con armi convenzionali, attacchi cibernetici e sabotaggi.
  • Profonde cicatrici sui territori coinvolti e tra i sopravvissuti.

Il Massacro di Green Rebel (2048)

  • Il movimento ambientalista Green Rebel si radicalizza.
  • Scontri con la polizia durante le proteste; centinaia di morti e migliaia di feriti.
  • Pressione pubblica forza i governi a cercare la fine della Guerra dell’Oro Nero.

La Terza Eclipse (2053)

  • L’Eclipse dura un mese, causando danni irreparabili alle colture e alle infrastrutture.
  • Crisi alimentare e migrazioni di massa aumentano la sensazione di apocalisse imminente.
  • Sensazione di un’imminente fine del mondo diventa una certezza per molti.

Le Sette Missioni Eclipse (2055)

  • Sonde inviate nella galassia identificano sette pianeti potenzialmente abitabili.
  • Le Missioni Eclipse partono per stabilire la fattibilità di una migrazione umana.
  • Il programma rappresenta l’ultima speranza per un futuro lontano dalla Terra.

Oggi (2059)

  • Le sette Missioni Eclipse sono giunte sui pianeti e stanno valutando l’abitabilità.
  • La popolazione mondiale attende i risultati, sperando in una nuova casa.
  • Le Missioni Eclipse simboleggiano la resilienza dell’umanità e la ricerca di speranza.

La Missione Eclipse 7

La base operativa Eclipse 7 si trova sul pianeta Gliese 628 A, un mondo molto simile alla Terra, con vaste foreste, laghi di acqua dolce, gravità terrestre e aria parzialmente respirabile. La base è diventata operativa nel 2059 e da allora il tempo sul pianeta viene misurato in “SOL”, che indica i giorni trascorsi sul pianeta (ad esempio, SOL 1 rappresenta il primo giorno di attività, SOL 2 il secondo giorno, e così via).

La base di Gliese 628 A è una delle sette basi Eclipse inviate in vari punti dell’universo per valutare la possibilità di trovare nuovi pianeti abitabili. Ogni missione deve ricevere tre GREEN LIGHT per poter confermare il pianeta come abitabile e cominciare le operazioni di trasporto della popolazione terrestre. 

A tal fine, il lavoro della base si articola in tre fasi principali:

Fase 1:
Costruzione della Base (SOL 1 – SOL 30)

Nei primi 30 SOL, l’obiettivo principale è stato la costruzione della base. La struttura è stata portata in forma di prefabbricati (che formavano l’astronave) che sono stati assemblati sul posto. In questa fase, tutto il personale ha lavorato duramente per erigere le strutture principali e rendere operative le attrezzature necessarie per le fasi successive. La costruzione della base ha richiesto non solo competenze tecniche, ma anche uno spirito di collaborazione tra i membri della missione, che hanno dovuto adattarsi rapidamente al nuovo ambiente alieno. Questa fase è stata confermata GREEN LIGHT dal comando Terra.

Fase 2:
Studio delle Condizioni del Pianeta (SOL 31 – SOL 59)

Dopo la costruzione, la fase successiva ha avuto luogo tra SOL 31 e SOL 59. In questo periodo, sono state condotti studi approfonditi sulle condizioni ambientali e chimiche del pianeta. Sono stati raccolti dati sulla composizione atmosferica, sui livelli di radiazioni, sulla qualità del suolo e sulla presenza di acqua. I risultati sono stati estremamente positivi: Gliese 628 A è stato dichiarato abitabile per quanto riguarda gli aspetti ambientali e chimici. Sebbene serva ancora una fase di terraformazione per rendere l’ossigeno pienamente respirabile (terraformazione che sarà avviata solo in caso di 3 GREEN LIGHT), è un’operazione realizzabile e perciò anche questa fase è stata confermata GREEN LIGHT dal comando Terra.

Fase 3 (larp):
Ricerca di Vita Intelligente (da SOL 60)

La terza fase, che non è ancora iniziata e che sarà esplorata durante il larp, prevede la ricerca di forme di vita intelligente e la comprensione di strategie per la eventuale relazione con queste forme. Se anche questa fase dovesse fornire dati incoraggianti e così ricevere GREEN LIGHT dal comando Terra, allora Gliese 628 A sarebbe considerato una nuova Terra e comincerebbe la migrazione.

Comunicazioni

Grazie alla tecnologia dei ponti di Rosen-Einstein è stato possibile stabilire un collegamento di comunicazione praticamente istantaneo con il pianeta terra. A partire da quando comincia il larp la connessione potrà essere utilizzata anche per le comunicazioni personali degli astronauti.

Scopri gli eventi principali accaduti nei primi 59 giorni della missione Eclipse 7

Durante i primi giorni di costruzione della base, l’impalcatura su cui lavoravano alcuni membri della missione è crollata, causando la morte di alcune persone. Il crollo è avvenuto in modo improvviso e senza apparenti segni premonitori, durante una giornata di lavoro tranquilla. Subito dopo l’incidente, la base è stata scossa da un pesante senso di colpa e tensione.

Il funerale, avvenuto il giorno successivo, è stato un momento di grande commozione, con la partecipazione di tutto il personale della missione. L’orazione funebre è stata tenuta da Tanaka, visibilmente scosso. Tuttavia, subito dopo, iniziarono a circolare voci contrastanti sull’accaduto.

Alcuni sostenevano che l’incidente fosse dovuto a una semplice disattenzione, probabilmente legata all’inesperienza della squadra di montaggio, vista la fretta con cui si stava cercando di rendere operativa la base. Ma altri, presenti sul luogo, raccontarono di aver visto un’ombra passare tra le strutture proprio pochi istanti prima del crollo, seguita da un sibilo inquietante che si propagava nell’aria, una sorta di suono metallico. La versione ufficiale parla di un cedimento strutturale dovuto a un difetto di progettazione.

Il buco nero Ymir, situato vicino all’orbita di Gliese 628 A, in alcuni giorni particolari emette una forma di radiazione che sembra alterare le onde cerebrali durante la fase REM del sonno. Alcuni membri della missione cominciano a riportare strani episodi di sonnambulismo e comportamenti inconsapevoli, come parlare nel sonno o vagare senza meta all’interno della base. Alcuni, al risveglio, non ricordano nulla, mentre altri riportano incubi così vividi da sembrare reali.

La Unit Zulu, composta da sei membri esperti della divisione Explorer, esce dalla base senza autorizzazione nella notte tra SOL 34 e 35. Le telecamere di sorveglianza registrano la loro uscita in piena notte, equipaggiati come se stessero partendo per una missione. Tuttavia, nessuna missione era stata pianificata o approvata per quella notte.

L’analisi delle registrazioni video non rivela particolari anomalie: i membri della squadra sembravano calmi e determinati, anche se uno di loro appare distratto, fissando qualcosa che le telecamere non riescono a catturare. Varie squadre di ricerca vengono inviate nei giorni successivi per cercare tracce della Squadra, ma senza successo. Non viene trovato alcun segno, nessun indizio su dove siano andati o perché abbiano lasciato la base.

Durante un controllo di routine sui sistemi di depurazione dell’acqua, si scopre che il depuratore delle acque della base è contaminato da una sostanza sconosciuta. L’acqua, già una risorsa limitata, viene razionata per evitare un’escalation della crisi, creando malcontento e conflitti.
Dopo giorni di tensione, il depuratore viene riparato e il normale funzionamento dell’impianto ripristinato, ma le cause della contaminazione restano sconosciute.

Alcuni membri della missione, desiderosi di spezzare la monotonia e la pressione quotidiana, organizzano un party notturno clandestino nel dome K10 a cui partecipano diversi astronauti convenuti grazie al passaparola. Il party è piacevole, un momento di leggerezza tra gli impegni della vita della base.

Quella stessa notte, quando il party è praticamente finito e la maggior parte dei partecipanti è tornata nei propri alloggi, alcuni nottambuli rimasti a chiacchierare tra le ombre dell’hangar trovano il cadavere di Mark Wyrm, un giovane cadetto silenzioso e riservato. Il corpo viene trovato impiccato in uno dei bagni della base. Alcuni sostengono che nei giorni precedenti alla tragedia, Mark aveva mostrato segni di disagio, a tratti rabbia inespressa e un’insolita malinconia. Durante la festa, Mark era apparso relativamente normale: aveva bevuto qualcosa, riso a qualche battuta, persino ballato brevemente con un gruppo di colleghi. Nulla lasciava presagire che quelle sarebbero state le sue ultime ore.

La morte di Mark colpisce il morale della base in maniera profonda: il senso di colpa, i dubbi, le domande su cosa si sarebbe potuto fare per evitarlo iniziano a circolare tra i membri della missione. La tragedia lascia dietro di sé non solo un vuoto, ma anche una serie di interrogativi su quanto la missione stesse chiedendo ai cadetti in termini psicologici.

Divisions

Le Missioni Eclipse si basano su tre divisioni principali, ognuna con compiti e responsabilità specifici. Ogni Division è composta da membri delle varie Academy, i cui ruoli si completano a vicenda per garantire il successo della missione. Uno dei principi secondo cui funzionano le Division è quello della ridondanza, per cui ciascuna Division è composta di piccole Unit che lavorano in parallelo a uno stesso progetto.

Hard Science

Un terzo del personale delle basi Eclipse opera nella divisione Hard Science. Questa Division si occupa della scienza applicata e sperimentale, abbracciando discipline quali chimica, fisica, biologia, medicina, matematica, biochimica, botanica, geologia e scienze naturali. I membri di questa divisione hanno il compito di comprendere i meccanismi scientifici che regolano i nuovi mondi da colonizzare. Ciò include lo studio della terraformazione, l’analisi delle condizioni atmosferiche e geologiche, la gestione delle risorse naturali, e l’eventuale individuazione e comprensione delle forme di vita presenti.

Soft Science

Un terzo del personale della base lavora nella Division Soft Science. Questa divisione si occupa di tutte le discipline delle scienze umanistiche e comunicative, tra cui storia, antropologia, archeologia, sociologia, linguistica, filosofia, psicologia, etica e scienze umane. I membri delle missioni Eclipse che lavorano in questa divisione hanno il compito di analizzare e risolvere questioni legate agli aspetti sociali e culturali dei nuovi mondi. 

Explorer

Un terzo del personale della base è assegnato alla Division Explorer. Questa Division ha il compito di esplorare e analizzare la superficie del pianeta Gliese 628 A, affrontando le sfide dell’ambiente alieno. Gli Explorer conducono missioni di ricognizione per recuperare risorse da studiare all’interno della base, mappano in dettaglio il territorio e identificano possibili rischi e opportunità.

Academy

Le Academy formano le persone che poi andranno nello spazio con le missioni Eclipse alla ricerca di un pianeta abitabile dove l’umanità potrebbe trasferirsi. Il periodo di addestramento dura diversi anni e molti vengono scartati o abbandonano. Solo i migliori arrivano all’esame di abilitazione finale, coloro che passano l’esame vengono scelti per partire con la missione Eclipse.

SIDESPEC

Le SIDESPEC sono specializzazioni secondarie sviluppate da ogni Academy per i propri cadetti, fornendo competenze cruciali aggiuntive alla formazione principale. Esse riflettono i valori e il metodo formativo di ciascuna Academy, rappresentando approcci completi alla risoluzione dei problemi. 

Storyline

Ogni Academy ha una propria Storyline che serve a fornire background aggiuntivo. Non è affatto necessario conoscere le storyline di tutte le Academy ma è consigliato conoscere quella della Academy di cui fa parte il tuo personaggio. Questa Storyline sarà utilizzata come base per sviluppare una relazione durante il workshop.

Argo Academy
(COR)

 

LEADING THE CHANGE
Strategici, autorevoli, risoluti.

Alisha Chandra, la studiosa che con i suoi calcoli ha reso possibile la navigazione dei ponti di Einstein-Rosen, collabora con questa Accademia fin dalla sua fondazione nel 2049. La Argo Academy è infatti una delle ultime Academy ad essere stata fondata, anche se questo non toglie nulla alla qualità dei cadetti formati nelle sue strutture. L’addestramento dei cadetti dell’Argo Academy è caricato di un valore morale e idealistico che li porta a sentirsi investiti di una grande responsabilità e li riempie di orgoglio. Vengono istruiti in modo particolare al pensiero strategico e alla creazione e analisi di scenari di analisi per ridurre i rischi e massimizzare il risultato desiderato. La loro efficienza e la sicurezza in sé stessi a volte li rendono eccessivamente freddi e calcolatori.

Gli allievi della Argo Academy ricevono un addestramento secondario per essere competenti
nella gestione di situazioni complesse e nel coordinamento generale della missione (COR).

SIDESPEC: COR – Coordinatori

Gli allievi della Argo Academy ricevono una preparazione specifica per diventare Coordinatori (COR), specializzati nella gestione di situazioni complesse e nel coordinamento delle operazioni di missione. Il loro addestramento include la pianificazione strategica e la gestione delle crisi. La loro abilità è quella di vedere il quadro generale e garantire che ogni componente della missione agisca in armonia verso un obiettivo comune, rendendoli uno dei pilastri del coordinamento. 

Durante la Terza Eclipse, un gruppo di cadetti della Argo Academy venne chiamato per affrontare una situazione disperata: l’imminente eruzione del vulcano Sakurajima. I dati scientifici erano inequivocabili: l’eruzione era imminente e avrebbe potuto spazzare via la città di Kagoshima e i suoi 600.000 abitanti. I cadetti, esperti nella gestione di scenari di coordinamento e riduzione del rischio, vennero inviati per gestire l’evacuazione della popolazione.

I cadetti iniziarono subito a lavorare freneticamente, facendo proiezioni e delineando strategie per evacuare quante più persone possibile. La situazione era critica: le strade erano state distrutte o gravemente danneggiate dai continui terremoti, con crepe profonde che le attraversavano, ponti crollati e detriti che bloccavano i percorsi principali. In alcune zone, il terreno era così instabile che i veicoli rischiavano di ribaltarsi o rimanere bloccati, rendendo l’evacuazione ancora più complicata. I primi convogli di evacuazione riuscirono a mettersi in salvo, lasciando Kagoshima dietro di loro. Quando l’ultimo dei convogli, composto da 500 civili e 70 cadetti della Argo Academy, si mise in marcia, il vulcano iniziò a eruttare violentemente. Le nubi di cenere si alzarono nel cielo, oscurando il sole, e colate di lava cominciarono a riversarsi lungo i pendii, bloccando la strada principale. Il convoglio si fermò, imprigionato tra la lava che avanzava.

L’unica possibilità di salvezza sarebbe stato l’elisoccorso. Ma con la visibilità così bassa e le interferenze dovute all’eruzione era impossibile segnalare la posizione ai soccorsi.

I cadetti tennero una riunione di emergenza, cercando di mantenere la calma mentre i civili terrorizzati cominciavano a cadere preda del panico. Venne presa una decisione sofferta e terribile, quella che avrebbe offerto più possibilità di sopravvivenza.

Un gruppo di cadetti avrebbe gestito i civili, cercando di evitare il panico e mantenere l’ordine, cercando di rassicurare le famiglie e fornire supporto emotivo in quella situazione estremamente critica.

L’altro gruppo, composto da cadetti che si offrirono volontari, si preparò ad avventurarsi attraverso la coltre di cenere e lava per trovare un luogo sicuro dove poter chiamare i soccorsi. Questi cadetti sapevano che il loro compito era quasi suicida: avrebbero dovuto sfidare il vulcano, trovare un varco tra le colate di lava e riuscire a inviare un segnale di emergenza. Eppure, nonostante il pericolo imminente, si offrirono con determinazione. Alcuni di loro, con un sorriso forzato e parole di incoraggiamento, salutarono i compagni rimasti indietro, promettendo che avrebbero fatto tutto il possibile per garantire la salvezza di tutti.

Camminando tra la cenere rovente e le rocce che cadevano, i cadetti si spinsero oltre ogni limite umano. Il calore era insopportabile, e ogni passo sembrava portarli sempre più vicini alla morte. Ma il loro coraggio non vacillò: erano determinati a trovare un punto elevato, un luogo da cui poter inviare il segnale di soccorso. Uno di loro, con la voce spezzata dalla fatica, riuscì a comunicare la posizione del convoglio, sacrificando l’ultima energia per far sì che i soccorsi potessero arrivare.

Alla fine, quasi tutti i cadetti che sfidarono il vulcano persero la vita, travolti dalle colate di lava o soffocati dal fumo. I pochi sopravvissuti, feriti e profondamente traumatizzati, si portarono dietro non solo le cicatrici fisiche ma anche il dolore per la perdita dei loro compagni. Il senso di vuoto e il rimpianto per non essere riusciti a salvarli completamente li avrebbe accompagnati per sempre. Solo pochi riuscirono a salvarsi, feriti e traumatizzati, portando con loro il peso del sacrificio dei loro compagni. Ma grazie al loro coraggio, la maggior parte dei civili riuscì a essere salvata.

La crisi del Sakurajima diventò un simbolo di coraggio e sacrificio per l’Argo Academy. I nomi dei cadetti che persero la vita vennero incisi su una targa commemorativa, e il loro sacrificio divenne parte della memoria collettiva dell’Academy. La storia della missione venne raccontata e ricordata come un esempio di come, anche nelle situazioni più disperate, il coraggio e la determinazione potessero fare la differenza, anche a un prezzo terribilmente alto.

Blackstone Academy 
(SEC)

 

PER ASPERA AD ASTRA
Spavaldi, coraggiosi, vendicativi. 

La Blackstone academy è una delle prime Eclipse Academy ad essere stata fondata, già nel 2041. Istituita da James Hathaway, uno dei pionieri dei voli spaziali e membro delle forze speciali di terra dell’esercito americano, è basata su un modello di addestramento marziale. I cadetti addestrati in questa accademia sviluppano un grande spirito di corpo e un’attitudine determinata che può diventare spavalderia. Sono noti per la loro determinazione e coraggio nell’affrontare qualsiasi minaccia, sono però anche inclini a essere attaccabrighe e vendicativi. 

Gli studenti della Blackstone Academy ricevono un addestramento secondario per essere la linea di difesa in situazioni di emergenza (SEC). 

SIDESPEC: SEC – Sicurezza

Gli studenti della Blackstone Academy vengono addestrati per la Sicurezza (SEC), trasformandosi nella linea di difesa della missione in situazioni di emergenza. L’addestramento è focalizzato sulla difesa tattica e sulla gestione delle minacce. I cadetti della Blackstone Academy sono preparati ad affrontare pericoli e a intervenire quando la sicurezza della missione è compromessa, ma sono anche chiamati a valutare eventuali minacce e a suggerire e a mettere in pratica le contromisure più adatte.

Le strade della città erano già impregnate di lacrimogeni quando i quattrocento cadetti della Blackstone Academy presero posizione. Era il 2048, e il movimento Green Rebel aveva portato nelle strade migliaia di manifestanti, le loro bandiere verdi che ondeggiavano come un mare inquieto sotto il cielo plumbeo di una città in fermento. Nessuno dei giovani cadetti della Blackstone Academy poteva immaginare che quelle giornate sarebbero entrate nella storia come “Il Massacro di Green Rebel”, né che avrebbero dovuto affrontare la più difficile delle scelte: l’obbedienza agli ordini o la fedeltà alla propria coscienza.

I primi giorni di scontri furono caotici. I manifestanti, esasperati da anni di inerzia governativa di fronte alle Eclipse e alla Guerra dell’Oro Nero, premevano contro i cordoni delle forze dell’ordine. I cadetti si trovarono coinvolti in scontri sempre più violenti, testimoni di una brutalità che mal si conciliava con gli ideali di protezione e servizio a cui si rifaceva la loro Academy.

Fu durante una riunione notturna, nei dormitori della base temporanea, che il dubbio iniziò a serpeggiare tra le fila dei giovani cadetti. Le voci si alzarono, prima timide, poi sempre più decise: quello non era il loro ruolo, non erano stati addestrati per reprimere manifestazioni civili. L’Academy li aveva formati per proteggere, non per opprimere. Alcuni sostenevano che senza il loro lavoro la parte più violenta ed estremista avrebbe potuto mettere in atto atti di terrorismo che avrebbero messo a repentaglio la vita dei cittadini.

Quando i vertici dell’Academy minacciarono severe ritorsioni contro chi avesse abbandonato la posizione, il corpo dei cadetti si spaccò in due. Alcuni, che sarebbero poi stati conosciuti come i “Cadetti Bianchi”, scelsero di rimanere, convinti che l’obbedienza e la lealtà fossero virtù supreme del loro ruolo. Altri, i futuri “Cadetti Verdi”, decisero di seguire la propria coscienza e tornarono alla base, rifiutandosi di partecipare a quella che consideravano una perversione del loro mandato.

Le giornate successive furono segnate dal sangue. La polizia aprì il fuoco sulla folla dopo alcuni attacchi ai palazzi istituzionali, trasformando le strade in un campo di battaglia. I Cadetti Bianchi si trovarono coinvolti in azioni di repressione che lasciarono centinaia di morti e migliaia di feriti sul selciato, mentre i loro compagni Verdi affrontavano processi per insubordinazione nelle aule dei tribunali militari.

Il processo ai Cadetti Verdi divenne un caso mediatico che scosse le fondamenta stesse dell’Academy. Per mesi, le aule di tribunale risuonarono di dibattiti sulla natura del dovere, sul significato dell’obbedienza e sui limiti del potere. Alla fine, la sentenza fu sorprendente: l’Academy aveva oltrepassato il proprio mandato, utilizzando i cadetti per compiti di ordine pubblico che non le competevano. I Cadetti Verdi furono assolti, e i vertici dell’Academy rimossi dai loro incarichi.

Ma la vittoria legale non sanò la frattura. Ancora oggi, anni dopo quegli eventi, l’astio tra Cadetti Bianchi e Verdi persiste come una ferita mai rimarginata. I Bianchi sostengono di aver fatto il proprio dovere, proteggendo le istituzioni e i cittadini nel rispetto della catena di comando. I Verdi, dal canto loro, rivendicano di aver servito un ideale più alto, scegliendo la propria coscienza invece dell’obbedienza cieca.

Il Massacro di Green Rebel rimane una cicatrice nella storia dell’Academy, un monito sulla sottile linea che separa il dovere dalla morale, l’obbedienza dalla giustizia. Le immagini di quei giorni – le bandiere verdi macchiate di sangue, i giovani cadetti divisi tra dovere e coscienza – continuano a perseguitare coloro che vi presero parte, un promemoria perenne che anche le scelte più difficili possono essere necessarie quando si tratta di difendere ciò in cui si crede veramente.

La divisione tra Cadetti Bianchi e Verdi divenne un simbolo più ampio della lotta tra conformismo istituzionale e resistenza morale, un dibattito che continua a riecheggiare nei corridoi dell’Academy e nelle coscienze di tutti coloro che si trovano a dover scegliere tra l’obbedienza agli ordini e la fedeltà ai propri principi morali.

Deepwater Academy (PSY)

FROM THE DEEP
Empatici, intuitivi, analitici.

Jason Durand, il rivoluzionario psicologo che si è occupato dello sviluppo dei Programmi di Sostegno Psicologico governativi, sviluppati dopo la Seconda Eclipse, è una figura di spicco tra i docenti e i fondatori di questa Academy, fondata nel 2045. Grazie al loro addestramento basato sul confronto esperienziale con una grande varietà di scenari, i cadetti della Deepwater Academy sviluppano capacità di valutazione delle situazioni e delle persone molto profonde, riuscendo sempre a calarsi nella situazione che stanno affrontando. L’approccio fortemente analitico di questi cadetti, può portarli a volte a essere esitanti, perché in genere evitano di agire prima di aver compreso completamente il quadro della situazione.

Gli allievi della Deepwater Academy ricevono un addestramento secondario per essere competenti nel supporto psicologico durante la missione (PSY).

SIDESPEC: PSY – Psicologi

I cadetti della Deepwater Academy ricevono una formazione secondaria come Psicologi (PSY), che li rende competenti nel fornire supporto psicologico durante le missioni. Empatia, intuizione e capacità di analisi sono al centro del loro addestramento. Il loro compito è mantenere l’equilibrio mentale e il benessere emotivo della missione, specialmente in un ambiente alieno e stressante come quello delle basi Eclipse. Attraverso il sostegno psicologico e il confronto aperto, i cadetti della Deepwater Academy mirano a preservare la coesione del gruppo e a supportare ogni membro della missione affinché mantenga la lucidità e la speranza anche nelle situazioni più critiche.

Dopo il Crollo della Borsa del 2031 e le devastanti conseguenze delle Eclipse, ondate migratorie senza precedenti si riversarono in questa zona remota del Kenya. In fuga dalla povertà e dalle convulsioni della Guerra dell’Oro Nero, milioni di persone trovarono rifugio in quel che iniziò come un campo profughi e si trasformò lentamente in una baraccopoli gigantesca: una prigione senza mura, dominata dalla legge del più forte.

Quando le fiamme divamparono nella notte d’orrore del 2052, consumarono le poche infrastrutture rimaste. La disperazione che da tempo aleggiava su Dadaab parve raggiungere il suo apice. Fu allora che l’UNHCR decise di intervenire, mobilitando un contingente di duecentocinquanta cadetti della Deepwater Academy.

Nelle prime settimane, i cadetti si immerse completamente nella realtà di Dadaab, portando aiuti di prima necessità e offrendo sostegno psicologico a una popolazione ormai allo stremo. Ma presto si resero conto che il male che affliggeva quella città andava ben oltre la povertà e la disperazione. Corruzione dilagante, violenza sistematica, e l’influenza dei gruppi criminali rendevano impossibile qualsiasi tentativo di ricostruzione e speranza. A Dadaab, la legge del più forte era sovrana, e un gruppo criminale noto come Swart sembrava esercitare il controllo assoluto su ogni aspetto della vita cittadina, inclusi i racket sugli aiuti umanitari.

Fu così che i cadetti idearono il progetto “Retake Peace”, un’iniziativa volta a promuovere il dialogo. Con pazienza e determinazione, cercarono di instillare nei giovani di Dadaab il seme della non violenza, cercando di far loro intravedere un’alternativa alla barbarie quotidiana. Il progetto ottenne alcuni risultati importanti: diversi giovani si erano impegnati in attività di comunità e iniziative educative, e si iniziava a intravedere un tenue miglioramento nelle relazioni tra gruppi rivali. Tuttavia, la reazione di Swart non tardò ad arrivare. Sentendosi minacciati, i membri del gruppo criminale risposero con una furia cieca, scatenando una guerra senza quartiere che presto travolse anche il quartier generale dei cadetti.

Nell’assedio che seguì, i giovani della Deepwater si trovarono divisi. Da un lato c’erano quelli che credevano nella non violenza fino in fondo, convinti che solo così avrebbero potuto spezzare il ciclo dell’odio. Dall’altro, coloro che ritenevano necessario rispondere con la forza, temendo che la passività venisse interpretata come debolezza dagli avversari.

Alla fine furono i giovani di Dadaab, quelli che avevano aderito al progetto Retake Peace, a prendere la decisione più difficile: uscire allo scoperto e consegnarsi a Swart, nella speranza di fermare la follia. Nonostante la paura, erano mossi dalla convinzione che il sacrificio delle loro vite potesse finalmente portare pace alla loro comunità e spezzare la catena di violenza che li soffocava. Ma la banda non ebbe pietà. Aprirono il fuoco contro gli inermi. Ottantanove persone persero la vita in quell’assalto, tra cui trentuno cadetti della Deepwater.

La rabbia e il dolore degli abitanti di Dadaab si abbatterono su Swart come un’onda incontenibile. Nessuno dei membri della banda fu risparmiato. Infine Dadaab si fece giustizia da sola.

Echo 432 Academy
(RAD)

 EX ECHO VOX
Persuasivi, diplomatici, carismatici.

La Echo 432 Academy è stata fondata nel 2047 da un consorzio di enti governativi in collaborazione con i dipartimenti più avanzati di alcune Università sotto la guida del linguista e filosofo della comunicazione Assan Al-Mahir. Il percorso di addestramento è complesso e mediamente più impegnativo rispetto ad altre Academy. Alla preparazione standard infatti sono stati aggiunti percorsi culturali che aumentano il carico di studio e lavoro dei cadetti. Il tasso di abbandono è piuttosto elevato, ma questa Academy fornisce un’eccellente preparazione. Non è raro trovare tra loro persone di istruzione superiore alla media o persone con background legati agli studi umanistici e sociali. Questa loro caratteristica li rende alle volte altezzosi e invisi ad altre Academy.

Gli allievi della Echo 432 Academy ricevono un addestramento secondario nelle tecniche di comunicazione sia dal punto di vista dialettico (specialmente nel campo della negoziazione) sia dal punto di vista tecnico (RAD). 

SIDESPEC: RAD – Comunicazioni

Gli allievi della Echo 432 Academy vengono preparati nelle tecniche di Comunicazione (RAD), che includono sia la capacità di negoziazione e mediazione, sia l’uso avanzato dei sistemi di comunicazione tecnologici. I cadetti sono formati per essere persuasivi, diplomatici e carismatici, con una profonda comprensione delle dinamiche sociali e culturali umane.

Nel 2055, un gruppo terroristico chiamato “I Figli della Terra” sequestrò la Leviathan, una nave da crociera con 2.500 persone a bordo. I terroristi chiedevano il rilascio dei loro affiliati arrestati e detenuti in Europa e Stati Uniti in seguito ad azioni terroristiche fatte in occidente ai tempi della Guerra dell’Oro Nero. Se le loro richieste non fossero state accolte entro 48 ore, avrebbero iniziato a giustiziare gli ostaggi.

L’ONU affidò la gestione della situazione ai cadetti della Echo 432 Academy, esperti in negoziazione e comunicazione di crisi. I cadetti misero subito in piedi una unità di crisi, gestendo da remoto le contrattazioni con i terroristi. Tuttavia, quando alcuni ostaggi vennero uccisi per dimostrare la serietà delle loro minacce, la situazione divenne tesissima. L’ONU propose un piano drastico: lanciare un attacco che affondasse la nave per evitare di cedere alle richieste dei terroristi e non creare un pericoloso precedente. I cadetti, però, riuscirono a ottenere 24 ore per tentare un’ultima negoziazione. L’ONU accettò la proposta con riluttanza.

I terroristi, dal canto loro, acconsentirono a proseguire le negoziazioni, ma solo se i cadetti avessero dimostrato la loro determinazione salendo a bordo come ostaggi essi stessi. Senza altra scelta, i cadetti decisero di salire sulla Leviathan, rischiando la propria vita per cercare una soluzione pacifica.

Una volta a bordo, i cadetti stabilirono un contatto diretto con Wayne Yankovich, il leader dei terroristi. Con il passare delle ore, iniziò a svilupparsi un fragile rapporto tra i cadetti e alcuni dei terroristi, favorito da piccoli gesti di solidarietà, come la condivisione di cibo e storie personali, e da momenti di confronto in cui emergevano le difficoltà e le esperienze comuni vissute durante le Eclipse. Nonostante le difficoltà, riuscirono a instaurare un dialogo che portò i cadetti a comprendere che, in qualche modo, anche i terroristi erano vittime del clima di odio e disperazione generato dalla guerra. Alcuni terroristi, in particolare, si mostrarono meno ostili e più inclini al dialogo, mentre altri restavano irremovibili nella loro determinazione violenta.

Con il passare delle ore i cadetti portarono avanti un complicato negoziato con tutte le parti coinvolte, facendo leva sugli aspetti più umani e emotivi dei terroristi e della catena di comando ONU. Quando uno degli ostaggi riuscì a procurarsi un’arma e a uccidere uno dei terroristi venendo ucciso poi a sua volta, la situazione divenne critica. L’ONU ordinò ai cadetti di ritirarsi e di interrompere ogni trattativa, considerando il tentativo fallito. I cadetti, però, si divisero: alcuni decisero di ritirarsi, convinti che non ci fosse altro da fare se non seguire il piano ONU di attaccare la nave e mettere fine alla crisi con la forza. Altri, invece, rimasero determinati a mediare una soluzione contravvenendo a un ordine diretto, credendo ancora possibile evitare ulteriori spargimenti di sangue.

Dopo ore di dialogo intenso, finalmente si raggiunse un accordo: i terroristi accettarono di rilasciare tutti gli ostaggi in cambio della possibilità di rientrare nei loro paesi d’origine. Sembrava che la situazione potesse finalmente risolversi senza ulteriori perdite. Le operazioni di discesa degli ostaggi cominciarono, ma all’improvviso una violenta esplosione scosse la nave spezzandola a metà. A nulla valsero i tentativi di salvataggio.

Morirono 34 cadetti, tutti i terroristi e circa 140 ostaggi. Nessuno riuscì mai a determinare con certezza chi fosse stato il responsabile della detonazione.

Da quel giorno ogni commemorazione della Academy si apre con un momento di silenzio per i cadetti morti nell’incidente del Leviathan.

Lighthouse Academy
(Doc)

 

WE BRING THE LIGHT
Altruisti, collaborativi, emotivi.

Fondata dalla dottoressa Evelyn Archer nel 2044, e situata in un’area isolata e selvaggia, la Lighthouse Academy è basata su un modello di addestramento che fa del concetto di gruppo il punto di forza dei suoi cadetti. Gli studenti sono addestrati a collaborare e a rimanere calmi e concentrati sotto pressione e in ambienti estremi, mantenendo dinamiche di collaborazione e sostegno reciproco nel gruppo. Grazie a questo tipo di addestramento i cadetti della Lighthouse Academy sviluppano una forte empatia e spirito di sacrificio spesso mettendo il benessere altrui davanti al proprio. La loro propensione a sacrificarsi per gli altri può portare a stress o frustrazione in alcuni cadetti.

Gli allievi della Lighthouse Academy ricevono un addestramento secondario per essere competenti nel campo del pronto soccorso ed emergenze sanitarie (DOC).

SIDESPEC: DOC – Medici

Gli allievi della Lighthouse Academy ricevono un addestramento nel Pronto Soccorso e nelle Emergenze Sanitarie (DOC). Sono addestrati a rispondere rapidamente e con efficacia a qualsiasi situazione medica, sia essa un’emergenza traumatica o la gestione di malattie in ambienti estremi. I cadetti della Lighthouse sono preparati non solo tecnicamente, ma anche mentalmente, spesso sacrificando se stessi per il bene degli altri.

Nel cuore pulsante dei campi petroliferi, Al-Qurna si ergeva come una città assediata dal destino. Era il 2047, e la Guerra dell’Oro Nero aveva trasformato questa antica terra mesopotamica in un campo di battaglia per il controllo delle ultime preziose riserve di petrolio. La città, incastonata nel triangolo più ricco di giacimenti del Medio Oriente, si trovò intrappolata tra due fuochi: le forze dell’OPEC e quelle dell’ONU, entrambe determinate a non cedere un pollice di quel terreno intriso d’oro nero.

Ventimila anime – cittadini locali e lavoratori stranieri delle compagnie petrolifere – si ritrovarono improvvisamente prigioniere in una città che si trasformava giorno dopo giorno in una trappola mortale. Le strade, un tempo vivaci e brulicanti di vita, erano ora silenziose, interrotte solo dal sibilo occasionale dei proiettili. L’acqua corrente era un ricordo, l’elettricità un lusso dimenticato, e le scorte di medicine si assottigliavano pericolosamente.

Durante una sessione dell’ONU, mentre le principali organizzazioni umanitarie dichiaravano la loro impossibilità a operare nella zona di guerra, la Lighthouse Academy ottenne il permesso di inviare i propri cadetti in missione umanitaria. Trecento giovani, addestrati ma mai battezzati dal fuoco della guerra, furono catapultati in un inferno che superava ogni loro immaginazione.

La realtà che trovarono era ancora più brutale delle previsioni più pessimistiche. La popolazione era allo stremo, i bombardamenti sempre più vicini, e l’aria stessa sembrava impregnata della disperazione di una città morente. Fu durante uno degli scontri più feroci che i cadetti si trovarono di fronte alla loro prova più difficile.

Quando un gruppo di soldati OPEC in rotta da un combattimento cercò rifugio in città, le forze ONU chiesero ai cadetti di abbandonare la città perché sarebbe diventata zona di guerra. Oppure avrebbero dovuto consegnare i soldati OPEC che si erano rifugiati nella città. In caso contrario non avrebbero potuto garantire per la sicurezza delle persone all’interno dell’abitato, compresi i cadetti. I rifugiati OPEC erano certamente armati.

La risposta dei membri della Lighthouse, sebbene non unanime, fu un rifiuto che avrebbe segnato il loro destino. Non avrebbero tradito il loro giuramento di proteggere i più deboli, nemmeno di fronte agli ordini diretti delle forze internazionali. Neanche se questo voleva dire mettere in pericolo se stessi. Qualcuno negli anni a seguire avrebbe contestato la scelta perché avrebbe messo anche altri civili in pericolo. In effetti il prezzo di quella scelta fu terribile. I cadetti decisero di rimanere nella città assediata e di non consegnare i rifugiati.

Poche ore dopo la città si trasformò in una fornace di fuoco. Esplosioni terribili distrussero interi quartieri e la città stessa tremò. Ore di caos e morte si susseguirono mentre i cadetti della Lighthouse dimostrarono un coraggio che sarebbe diventato leggenda. Si mossero tra le macerie fumanti, trasportando feriti – civili e militari senza distinzione – nei rifugi improvvisati, incuranti del pericolo che incombeva su di loro. Più di mille tra civili e miliziani OPEC persero la vita in quella che sarebbe stata ricordata come una delle pagine più nere della Guerra dell’Oro Nero.

Cinquantasei cadetti caddero in quei giorni infernali, i loro corpi mescolati alle macerie della città che avevano giurato di proteggere. Morirono come avevano vissuto: proteggendo i più deboli, curando i feriti, offrendo conforto agli agonizzanti. La loro fine fu un testamento alla compassione umana in un’epoca che sembrava averla dimenticata.

Ancora oggi, mentre le commissioni parlamentari cercano invano di stabilire le responsabilità di quel massacro, con ONU e OPEC che continuano a negare le proprie responsabilità, il sacrificio di quei cinquantasei cadetti rimane come un faro di speranza nelle tenebre della guerra. I loro nomi, incisi su una lapide nel cortile della Lighthouse Academy, raccontano una storia di coraggio e abnegazione che va oltre le bandiere e le fazioni.

Steel valley Academy 
(TEC)

 

UNITED AS ONE
Innovativi, meticolosi, instancabili.

L’Accademia è stata fondata nel 2045 da Carlos Altadena, ingegnere e benefattore, con il dichiarato scopo di valorizzare le frange di popolazione che non avevano accesso ad un’istruzione elevata. I cadetti vengono incoraggiati a sviluppare soluzioni innovative e a pensare lateralmente, tenendo sempre sott’occhio dati e condizioni di partenza. I cadetti di questa accademia sono molto uniti tra loro e sviluppano un forte senso di appartenenza, venendo da condizioni più disagiate della maggior parte dei cadetti delle altre Accademie, ma spesso un certo complesso di inferiorità li porta a voler dimostrare di essere migliori degli altri, rendendoli molto competitivi.

Gli allievi della Steel Valley Academy ricevono un addestramento secondario per essere competenti nella risoluzione di problemi connessi con la tecnologia e la tecnica (TEC).

SIDESPEC: TEC – Tecnici 

Gli allievi della Steel Valley Academy ricevono una formazione che li rende competenti nella risoluzione dei problemi di varia natura. L’addestramento è basato sulla capacità di adattarsi e trovare soluzioni creative alle difficoltà tecniche che possono emergere durante le missioni. I cadetti della Steel Valley Academy, spesso provenienti da contesti sociali difficili, sviluppano una mentalità ingegnosa e pratica. La loro abilità di improvvisare li rende essenziali per la sopravvivenza della missione, in particolare in un ambiente alieno dove le risorse sono limitate.

Il cielo si era tinto di un innaturale color cremisi quando iniziò tutto. La terza Eclipse aveva portato con sé non solo l’oscurità, ma anche una serie di scosse sismiche che avevano fatto tremare le fondamenta della diga di Marton, quella titanica struttura che si ergeva come un gigante di cemento e acciaio sopra la valle.

I cadetti dell’Accademia arrivarono all’alba del primo giorno, seicento giovani con gli occhi carichi di determinazione e le uniformi ancora perfettamente stirate. Non sapevano che quelle uniformi sarebbero state presto zuppe di sudore e fango, che alcuni di loro non le avrebbero mai più tolte.

La valle sotto di loro ospitava tre paesi, una collana di luci tremolanti nella foschia del mattino. Gli abitanti erano intrappolati, le strade di accesso alla valle erano state distrutte dalle scosse, trasformando l’intera area in una gigantesca trappola per topi. Quarantamila anime attendevano il loro destino, mentre sopra di loro, nella pancia della diga, i cadetti iniziavano la loro disperata battaglia contro il tempo.

Per tre giorni e tre notti, i cunicoli della diga risuonarono del rumore degli stivali, degli ordini gridati, del gemito del metallo sotto sforzo. I giovani lavoravano in turni continui, le mani sanguinanti per lo sforzo, i volti segnati dalla stanchezza ma gli occhi ancora accesi di quella determinazione tipica della gioventù che si crede immortale.

Fu al terzo giorno che la diga mostrò i suoi denti. Un boato squarciò l’aria, le pareti tremarono, l’acqua iniziò a infiltrarsi da crepe che si allargavano come bocche affamate. In pochi, terribili minuti, trentasei cadetti furono inghiottiti dalla struttura che stavano cercando di salvare. I loro nomi sarebbero stati incisi più tardi su una targa di bronzo, ma in quel momento erano solo grida che si perdevano nel fragore dell’acqua.

L’ordine di evacuazione arrivò come un fulmine a ciel sereno. Alcuni cadetti obbedirono, tornando alla base con le spalle curve e gli occhi vuoti. Altri rimasero, disobbedendo apertamente agli ordini. Non era più una questione di disciplina militare, ma di coscienza. Sapevano che non potevano salvare la diga, ma forse potevano ancora salvare delle vite.

Lavorarono come ossessi, ridisegnando il destino dell’acqua. Quando la diga cedette, lo fece con un ruggito che sembrò scuotere le montagne stesse. L’acqua si riversò nella valle come un pugno liquido, ma grazie al loro sacrificio, due dei tre paesi furono risparmiati. Il terzo venne cancellato dalla faccia della terra, insieme ad alcuni dei cadetti che erano rimasti fino all’ultimo istante, eroi senza nome inghiottiti dalla furia delle acque.

Al loro ritorno all’Accademia, i cadetti che avevano disobbedito agli ordini furono reintegrati in silenzio, come se l’istituzione stessa non sapesse come gestire quel mix di insubordinazione ed eroismo. Ma nei loro occhi era rimasto qualcosa, uno sguardo che parlava di scelte impossibili e di prezzi troppo alti da pagare.

Metatecniche

In Eclipse utilizzeremo alcuni strumenti narrativi che abbiamo studiato appositamente per questo evento. Sono chiamati “meta-tecniche” proprio perché permettono di riflettere sulla storia e d’intervenire sul suo svolgimento in maniera diretta, ritagliando uno spazio specifico per il tuo personaggio nello scorrimento degli eventi.

Il loro scopo è molto semplice: andare dritti al punto delle relazioni e delle emozioni che ti interessano di più. Verranno spiegate nel dettaglio durante i workshop che saranno tenuti prima dell’inizio del gioco, ma è utile cominciare a familiarizzare con le loro potenzialità.

Capitoli

Eclipse è diviso in tre capitoli, separati dalla pausa della notte che sarà fuori gioco.

Call

Durante il larp ci sarà modo di parlare con i vostri cari rimasti sulla terra. Si tratta di un modo per far entrare in gioco elementi “esterni” alla missione e ricordare chi vorreste salvare più di tutti. Ognuno di voi giocherà l’affetto di un altro giocatore, interpretando per brevi scene di pochi minuti un loro familiare, un amante, un amico. Si tratterà di momenti intimi e molto toccanti, giocati in spazi con scenografie ad hoc.

Questa metatecnica sarà approfondita durante i workshop prima dell’inizio del gioco.

Earth Wall

All’interno dello spazio lounge sarà allestita una parete con foto, disegni, immagini delle persone amate dai vostri personaggi e che sono caduti o che avete lasciato sulla terra (sarete voi a scegliere e portare la foto seguendo le indicazioni nella scheda personaggio). Tutti questi materiali verranno affissi sulla parte creando così uno spazio intimo, raccolto e di condivisione. Recatevi al Wall ogni volta che volete giocare una scena delicata oppure un momento di raccoglimento in solitudine.

Questa metatecnica sarà approfondita durante i workshop prima dell’inizio del gioco.

Costumi

Giocherai in un ambiente particolare, unico, ed è importante che oltre a un costume evocativo e affascinante gli abiti debbano anche essere pratici, specialmente le calzature.

Colori e Materiali

Poter riconoscere chi hai davanti a prima vista sarà un valore aggiunto per la tua esperienza di gioco. È possibile risalire alla Division d’appartenenza di un personaggio dal colore prevalente del costume.

  • Soft Science – Beige
  • Hard Science – Grigio
  • Explorers – Verde

Noleggio o acquisto costume

Per coerenza, impatto visivo e per venire incontro a tutti, puoi noleggiare (35€) o acquistare il costume (95€) da noi. Il prezzo comprende la tuta ufficiale della missione Eclipse con toppe customizzate per il personaggio. Le tute saranno consegnate alla location prima del larp, così potete viaggiare più leggeri e non dovrete preoccuparvi di trovare un costume per l’evento. Potrete personalizzare il vostro stile con accessori, dettagli, trucco, acconciature e oggetti personali da portare a bordo della missione Eclipse 7.

Il noleggio o l’acquisto non sono obbligatori (ma ve li consigliamo se volete sostenere Eclipse). Se vuoi realizzare da solo il tuo costume segui le linee guida.

Se usi il costume ufficiale hai bisogno solo di:

  • Un paio di scarpe nere (anfibi o tattiche o da trecking o sneakers, nere no logo).
  • T-shirt da indossare sotto la tuta (preferibilmente nera, no logo).
  • Underwear termico (all’interno della base le temperature sono confortevoli, ma fuori dipende dalla stagione, specialmente se fai l’explorer).
NOLEGGIA O ACQUISTA IL TUO COSTUME

Mission Pack (opzionale)

Ottieni il perfetto pack per la missione Eclipse 🚀🧑‍🚀. Il pack contiene:

  • T-shirt Unisex Premium Cotton che puoi anche usare in gioco, perfetta sotto la mission suit.

  • Borraccia da 480 ml (BPA free) con moschettone in alluminio.

Ottieni il mission pack

Come realizzare il tuo costume

Se preferisci realizzare il tuo costume da solo tieni conto di queste indicazioni:

  • Cerca di realizzare un costume simile alle mission suit che abbiamo ideato per avere maggiore coerenza con il setting. Lo stile è quello di una base planetaria realistica, quindi ispirati più ai vestiti delle agenzie spaziali, ma non alle tute orbitali, bensì a quelle che gli astronauti indossano durante gli addestramenti a terra.
  • Rispetta il color code della tua Division.
  • Il costume può essere una tuta intera o due pezzi (giacca/pantaloni).
  • Usa materiali comodi.
  • Le temperature all’interno della base sono confortevoli (intorno ai 20° circa), all’esterno possono diventare più rigide o più calde a seconda della stagione.
  • Fai in modo di poter adattare il tuo costume ai cambiamenti di clima (considera sempre calzamaglia e/o maglia termiche da infilare sotto il costume)
  • Indossa scarpe comode nere. Noi ti consigliamo anfibi o scarpe tattiche, ma puoi usare anche scarpe da trekking e/o sneakers, cerca di trovarne senza loghi.
  • Se fai l’explorer considera che uscirai all’aperto per una parte del tuo shift di lavoro.

Toppe e personalizzazione

I costumi che potete noleggiare o acquistare da noi hanno già le toppe e il name tag del personaggio cuciti. Se invece il costume è fatto da voi, avete 2 opzioni:

  1. Realizzarle da soli utilizzando i file scaricabili disponibili QUI. (da negozi specializzati o servizi online come https://www.printful.com/). Il diametro delle toppe è di 8/9 centimetri.
  2. Potete acquistarle da noi a questo LINK. Le toppe acquistate rimarranno con voi alla fine dell’evento, naturalmente. Le toppe possono essere acquistate (come ricordo di fine gara) anche da chi ha noleggiato il costume. Verranno consegnate sul posto prima dell’inizio della partita.

Alla location vi verrà consegnato un name tag (tipo badge non toppa) da attaccare al costume. Abbiamo anche una bravissima costumista pronta ad aiutarvi con consigli e suggerimenti, basta scrivere a missmicol1884@gmail.com per contattarla.

Personaggi

Casting

Alcune settimane prima dell’inizio del larp riceverai un form dove ti chiederemo di indicare i 7 personaggi che ti intrigano di più . Raccolte le preferenze incroceremo tutte le indicazioni in modo da assegnarti il tuo personaggio preferito. Quando il casting sarà completo ti informeremo nei canali del larp (Email, Discord, WhatsApp, Telegram e Facebook).

Ci sono ben 150 personaggi tra cui scegliere, ognuno speciale e unico. Li abbiamo scritti e progettati con grande amore. Ma sappiamo che leggerli tutti può essere impegnativo, perciò ecco alcuni consigli per fare la tua scelta.

Archetipo

Lasciati ispirare, segui il tuo istinto. Se qualche archetipo ti incuriosisce o ti stimola, allora prenditi un appunto. È un ottimo punto di partenza perché contiene in una sola frase l’essenza del personaggio.

Trigger

Alcuni personaggi hanno avuto storie complicate e magari dolorose. Dai uno sguardo ai trigger dei personaggi per capire se vuoi scartarne alcuni perché preferisci non affrontare certi temi.

Academy e Division

Ogni personaggio appartiene a una Academy e a una Division e avrà delle mansioni specifiche all’interno della Spedizione, questi elementi ti daranno un’idea generale del tipo di gioco che il personaggio propone.

Ricordati che non hai bisogno di essere esperto della mansione del tuo personaggio: le procedure sono pensate anche per permettere a chiunque di svolgere una mansione in maniera funzionale e credibile!

Ogni Academy offre una certa esperienza di gioco al di fuori delle ore di lavoro. Ogni membro della spedizione ha passato i suoi anni formativi in una delle varie accademie, quindi è innegabile una certa appartenenza. Inoltre, le persone che appartengono alla stessa Academy spesso condividono alcuni tratti del carattere e modi di vedere la vita. Inoltre ogni Academy è legata a una SideSpec. Potete iniziare scegliendo un personaggio della Academy che vi incuriosisce di più.

SideSpec e Unit

La SideSpec descrive la mansione che sarai chiamato a svolgere fuori dal turno di lavoro, in caso di emergenze.

Le Unit sono il tuo gruppo di lavoro ristretto, interno alla tua Division. Ogni Division ha un numero di Unit. Saranno i tuoi compagni di lavoro.

Gruppo

Tutti i personaggi sono divisi in due gruppi: “A” e “B”, questi gruppi servono solo per esigenze logistiche come ad esempio il turno per il pasto e quello per le chiamate a casa. 

Leggi la scheda completa

Quando hai ristretto la rosa con i criteri dell’Archetipo, dei trigger warnings, dell’Academy e delle Division, allora leggi il personaggio. A questo punto puoi approfondire.

Genderless

Tutti i personaggi sono giocabili liberamente in relazione al genere e sono stati scritti appositamente con questo scopo. Quindi puoi ripensare le relazioni della scheda secondo il genere che preferisci interpretare.

Trasparenza o Spoiler?

Le schede dei personaggi sono “trasparenti” e pubbliche, il che vuol dire che non hanno parti segrete. Perché? Perché Eclipse è una storia corale che si costruisce insieme, mai contro. Anche se segreti e conflitti non mancheranno sono sempre parte della finzione e si basano sulla vostra interpretazione e sulla capacità di creare storia. Con questa scelta crediamo di rendere questo punto ancora più centrale. Inoltre non vogliamo mettere i giocatori nelle condizioni di scegliere un personaggio di cui non sanno tutto, i personaggi offrono esperienze diverse a seconda dei temi a cui sono legati. Vogliamo che tutti i nostri giocatori conoscano la natura di un personaggio prima di poterlo scegliere.

Se preferisci conoscere solo il minimo indispensabile del tuo personaggio puoi evitare di leggere le schede dei personaggi a cui il tuo è legato. In questo modo puoi mantenere un po’ di “mistero” riguardo alcuni aspetti della vita del personaggio.

Riempire gli spazi bianchi

Quando abbiamo progettato i personaggi di Eclipse abbiamo voluto creare una struttura che garantisse un’esperienza stimolante e integrata nella storia. Ma volevamo anche che fosse sufficientemente libera da permettere a ciascuno di “riempire gli spazi bianchi” rendendo la propria interpretazione unica. Inoltre potendo avere dei margini per personalizzare il proprio personaggio sarà più facile sentirsi a proprio agio nei suoi panni.

Le parti che trovi scritte nella scheda devono essere considerate “immutabili”, ma tutto quello che non trovi nella scheda (es.: cosa hai fatto in un determinato periodo della tua vita, qual è il tuo cibo preferito, etc.) puoi deciderlo tu.

Approfondisci il personaggio

I personaggi di Eclipse sono profondi, sfaccettati, ciascuno unico a suo modo. Sono personaggi del loro tempo. Per questo motivo in molte schede troverai dei riferimenti storici, sociali e politici piuttosto precisi. Quando incontri questi temi ti consigliamo di approfondire magari cercando sui libri o sul web così da comprendere davvero l’essenza del personaggio. Cerca di capire cosa lo appassiona e perché, in che clima è cresciuto. Questo ti darà una spinta fortissima per interpretarlo e ti calerà ancora di più nel clima.

Scheda del personaggio

In Eclipse non esistono personaggi minori, ognuno ha la sua specificità, ognuno è un pezzo fondamentale del mosaico. Non ci sono comparse, solo protagonisti.

Abbiamo immaginato la scheda di ciascun personaggio come un log, un diario del personaggio, come si vede in tanti romanzi e film di fantascienza.

Ogni scheda contiene 4 log nei quali sono registrati fatti, emozioni, ricordi. I log possono essere in forma di testo, di audio e video. Alcuni sono interamente scritti dagli organizzatori, altri li creerete voi partendo da spunti che vi daremo seguendo però la vostra creatività.

Log #1 Confidential: parla del background del tuo personaggio.
Log #2 Academy: il periodo formativo passato all’Academy. Questo log sarà co-creato da te e dagli altri personaggi coinvolti in un incontro online prima del larp (data da definire). Nella scheda personaggio sarà inclusa la traccia da sviluppare. Per chi non potrà partecipare recupereremo con il workshop in location prima del gioco.
Log #3 Departure: la fotografia emotiva di come si sentiva il tuo personaggio mentre lasciava la terra. I sogni, le speranze, i timori. Questo log è un breve video che ti chiederemo di registrare in personaggio seguendo specifiche indicazioni che trovi nella scheda del tuo personaggio.
Log #4 Mission: cosa è accaduto negli ultimi due mesi spesi nella base Eclipse 7.

Inoltre nella scheda trovi diverse altre sezioni.

Nome in codice

Nel larp verrà usato solo il nome in codice (nickname) del personaggio. Il nome in codice dice anche qualcosa del carattere o della storia del personaggio. L’iniziale del nome in codice è legato alla Academy in cui ha fatto il suo addestramento,

A > Argo Academy
B > Blackstone Academy
D > Deepwater Academy
E > Echo 432 Academy
L > Lighthouse Academy
S > Steel Valley Academy

Archetipo

È una breve frase che riassume i tratti principali del personaggio.

Trigger

Qui trovi un breve elenco di temi che troverai nel personaggio e che possono essere sensibili. Così capisci a un primo sguardo se quel personaggio ha a che fare con temi che preferisci non affrontare.

Character Breakdown

Questa sezione della scheda è composta da indicazioni sintetiche che ti aiutano a comprendere e approfondire il personaggio. È una specie di super riassunto che ti aiuta a vedere il personaggio in modo più analitico e a immaginare alcune delle dinamiche di gioco in cui sarà coinvolto. Nel Character Breakdown trovi diverse sezioni.

Carattere

Qui troverai in breve la descrizione del modo d’essere del personaggio e alcune indicazioni che ti aiuteranno a mettere in scena il suo carattere.

Il tuo affetto

La persona più cara che hai dovuto lasciare sulla terra. La persona che ami veramente, quella da salvare a tutti i costi. Può essere un familiare, un amante, un’amicizia. Si tratta di rapporti intensi resi conflittuali dalla distanza. L’affetto sarà giocato da un altro giocatore di alcune scene specifiche molto intense, spiegate nella sezione meta-tecniche.

Relazioni

Troverai qui alcune possibili interazioni con altri personaggi che il tuo personaggio ha incontrato nel corso della sua vita. Qui troverai anche suggerimenti e indicazioni per come gestire questi rapporti. Ricorda che prima dell’inizio del gioco ci sarà un workshop che ti aiuterà a definire meglio le relazioni direttamente con gli altri partecipanti.

Domande

In questa sezione trovi le domande etiche, esistenziali e morali a cui il personaggio sta cercando di dare una risposta in questo periodo della sua vita. Durante il gioco cerca di dare una risposta a queste domande.

Task

I task sono una lista di attività “tipiche” del personaggio, è solo un suggerimento e non è esaustivo, ma ti può aiutare a capire quale sia la sua routine e quali cose ci si aspetta da lui.

Cosa portare

Il costume del vostro personaggio se lo avete realizzato voi. Se lo avete affittato o acquistato ve lo consegneremo in location, in questo caso dovete solo portare un paio di scarpe comode e di colore scuro (come specificato nella sezione costumi). Se siete Explorer portate con voi scarpe comode da trekking (meglio se impermeabili).

In ogni caso vi consigliamo di portare abiti da poter mettere sotto il costume (pile, strati termici) se credete di averne bisogno, in particolare per gli Explorer.

Un’immagine dell’affetto del vostro personaggio, può essere la foto di qualcuno a cui volete bene nella vita reale, una foto trovata online, un disegno o un piccolo ritratto. Non è importante cosa sia ma serve, in gioco, per dare un volto alla persona cara che avete lasciato sulla terra. Le immagini saranno tutte affisse al wall in sala lounge per comporre il mosaico dei nostri affetti sulla terra.

Se hai un ticket subsized e dormi nella location dovrai provvedere all’eventuale brandina/materassino sulla quale dormire, nonché coperte/sacco a pelo e cuscino. È possibile fare la doccia in location, quindi prevedete di portare il necessario.

Per chi sarà in hotel sarà invece fornito il kit standard (lenzuola, coperte, cuscini, federe e asciugamani, sapone e shampoo, asciugacapelli, ecc.)

Snack, barrette (facoltativo). I pasti sono tutti inclusi, ma avere un po’ di energia a portata di mano può essere utile in caso di necessità.

Se volete potete portare dettagli per arricchire il vostro personaggio, un oggetto che vi ricorda la terra, una lettera, oggetti da mettere nella vostra postazione di lavoro etc

Eventuali oggetti/bagagli out of game possono essere tenuti sia in un magazzino alla location, o potete lasciarli in albergo a seconda di come preferite.

Eclipse è un larp in cui non sarà servito alcool ai partecipanti da parte degli organizzatori. Allestiremo un piccolo bar per l’after party alla fine del larp.